Il nostro Comitato insieme al Comune di Bagno a Ripoli, partecipa al progetto di Croce Rossa Italiana “Uno scudo blu per la cultura”. Lo Scudo Blu è il simbolo internazionale di protezione dei beni culturali nei conflitti armati. La Convenzione dell’Aja del 1954 prevede che ogni Stato predisponga attività per la protezione dei beni culturali in tempo di pace. In caso di violazione, l’attacco al bene culturale è perseguito come crimine di guerra.

Storia
e significato

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Convenzione dell’Aja del 1954 disciplinò la tutela dei beni culturali in caso di conflitto armato. Lo Scudo Blu è un emblema istituzionale riconosciuto a livello internazionale. Protegge tutto il patrimonio culturale, immobile e mobile.

Implicazioni
e azioni preventive

Gli Stati devono pianificare misure per la tutela dei beni culturali. L’apposizione dello Scudo Blu rende facilmente riconoscibile il bene sottoposto a protezione. È il primo passo per pianificare la tutela e definire responsabilità in caso di danneggiamento.

Sanzioni
ed obblighi

La Convenzione dell’Aja si ispira alle norme internazionali di protezione dei Diritti Umani. La distruzione del patrimonio è considerata crimine di guerra. Il Protocollo aggiuntivo del 1999 introduce una disciplina penale speciale per reati militari contro beni culturali.

Lo scudo Blu
a Bagno a Ripoli

La Croce Rossa Italiana del Comitato di Bagno a Ripoli, in collaborazione con il Comune, ha scelto tre luoghi rappresentativi del territorio ripolese a cui apporre il simbolo di protezione, lo Scudo Blu.

I luoghi individuati sono:

Spedale del Bigallo: un edificio storico situato in via del Bigallo e Apparita, 14, che fu fondato all’inizio del XIII secolo per ospitare viandanti e rifocillare pellegrini. Gestito dalla Compagnia Maggiore del Bigallo, lo spedale fu trasformato in convento e circondato da un ampio orto murato. All’interno si distinguono l’ampio refettorio, la cucina monumentale e il grande camino.

Oratorio di Santa Caterina: situato in via del Carota 31, fu fatto erigere dalla famiglia fiorentina degli Alberti attorno alla metà del 300. Malgrado l’aspetto austero della facciata, l’interno ospita un maestoso ciclo di affreschi che narra la vita della giovane martire egiziana. Il ciclo fu avviato intorno al 1360 e completato alla fine del 1380 da Spinello Aretino.

Ninfeo del Giambologna o Fonte della Fata Morgana: un curioso esempio di architettura da giardino fatto costruire da Bernardo Vecchietti tra il 1571 e il 1574 all’interno del parco della villa Il Riposo, sua residenza estiva ai piedi del colle di Fattucchia. Al suo interno custodiva la statua marmorea della cosiddetta Fata Morgana, scolpita dallo stesso Giambologna.

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